TERAMO – «La fretta porta agli errori, così come accaduto per la precedente esperienza, quando la legge varata dalla Regione fu impugnata dal Governo, abbiamo il tomore che anche stavolta si rischia di sbagliare». I consiglieri regionali del Pd, Claudio Ruffini e Peppino De Luca, sono ancora sorpresi dalla velocità con cui la giunta regionale abbia dato un’accelerata all’iter della legge di riordino dell’Istituto "Giuseppe Caporale" di Teramo: «Martedì il disegno di legge andrà in commissione un’ora prima di essere portata in Consiglio. Crediamo non sia una cosa normale – spiega Ruffini -. Noi siamo per il sostegno dell’Istituto quale realtà di valenza nazionale, volano di sviluppo locale, ma vogliamo fare le cose per bene e secondo trasparenza. Ci sono alcuni aspetti di questa legge che non ci risultano chiari». Ruffini (nella foto) va dritto al problema: «Intanto il protocollo da cui parte questo testo, stavolta non porta le firme nè del Governatore del Molise nè quello dell’Abruzzo; non essendoci nemmeno quello del ministero della salute, non vorremmo che il provvedimento una volta varato venga di nuovo bocciato». Il secondo appunto colpisce indirettamente il Governatore Chiodi_ «Parla tanto di riduzione dei costi della politica e poi in questa legge si prevede un Cda con 5 componenti, un collegio con 5 revisori e addirittura tre direttori: uno generale, uno amministrativo e un terzo sanitario… Andremo a costituire un altro carrozzone dai costi elevatissimi per la comunità». Il Pd teramano del consiglio regionale sottolinea poi la terza contestazione: «Nel testo della legge c’è un passaggio irrituale – spiega Ruffini -, per non dire invece che è scritto con il nome e il cognome di qualcuno: si stabilisce che per il ruolo di direttore generale è prevista la proroga anche dell’attuale direttore purchè egli non abbia compito i 70 anni. Non è un problema di persone, è un principio di trasparenza. E’ prassi legislativa la procedura di evidenza pubblica in questi casi: si chiedono i curricula e poi si sceglie, il bando deve essere aperto a chiunque, non si può decidere un direttore ope legis».